Tutto sui Parkinsonismi
A cura di: Giovanna Calandra-Buonaura
Che cos’è la Degenerazione Cortico Basale?
La Degenerazione Cortico Basale (in inglese corticobasal degeneration, CBD) è una rara malattia neurodegenerativa che colpisce individui adulti (mediamente fra i 60 e i 70 anni) e si caratterizza per la presenza di disturbi motori e cognitivi.
Quali sono le manifestazioni cliniche della Degenerazione Cortico Basale?
Sintomi motori
La CBD causa problemi nel movimento che caratteristicamente interessano in particolare un lato del corpo, lasciando il controlaterale relativamente preservato. Vi è pertanto una marcata asimmetria nella presentazione dei sintomi, per lo meno nelle fasi iniziali.
I sintomi motori più frequentemente riscontrati sono:
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rigidità e lentezza nei movimenti spesso localizzata a un arto;
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gli arti possono progressivamente assumere delle posture anomale per eccessiva contrazione sostenuta di alcuni gruppi muscolari (distonia);
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mioclono: movimenti tipo “scosse” a frequenza e ampiezza irregolare, a volte evocate da stimoli come il tatto, a carico degli arti;
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disturbo della marcia con instabilità posturale e cadute frequenti;
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fenomeno dell’arto alieno: l’arto sembra sviluppare una sua propria “mente” e si muove indipendentemente dalla volontà del paziente o senza che il paziente se ne accorga.
Sintomi cognitivi
I principali aspetti cognitivi che si ritrovano nella CBD sono:
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Aprassia: difficoltà nell’esecuzione di gesti complessi su comando. Si tratta di uno dei principali sintomi di questa malattia, e può essere osservata anche nel lato del corpo risparmiato dai sintomi motori;
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Disturbo sensitivo “corticale”: si tratta di un disturbo della sensibilità derivante da una alterazione dei meccanismi centrali di elaborazione delle informazioni provenienti dal nostro corpo. In questo caso la semplice sensibilità al tatto o a stimoli dolorosi è conservata, ma se al soggetto ad occhi chiusi viene messo in mano un oggetto semplice (come un mazzo di chiavi, delle monete, etc.) questi non è in grado di riconoscerli. Similmente, se al soggetto, sempre ad occhi chiusi, viene fatto un segno sulla cute indicante un simbolo o un numero, questi non è in grado di decifrare l’informazione.
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Disturbi delle funzioni cognitive: i soggetti affetti da CBD presentano delle difficoltà in particolare per quanto riguarda le capacità di pianificazione e attenzione, possibili alterazioni del comportamento e della personalità, disturbi del linguaggio (impoverimento del lessico, difficoltà nel reperimento dei vocaboli, errori nella produzione di parole/frasi).
Le cause della Degenerazione Cortico Basale
La CBD è una malattia neurodegenerativa, ovvero causata da un “precoce invecchiamento” di alcune aree del cervello che controllano il movimento (ovvero i gangli della base) e le funzioni cognitive (la corteccia cerebrale). Da qui il nome di questa malattia (degenerazione cortico-basale).
Il processo degenerativo della CBD è correlato ad una specifica proteina chiamata tau. Le proteine possono essere intese come i “mattoncini” che costituiscono la struttura del nostro corpo. Esse hanno una particolare struttura e funzione. Nella CBD, la proteina tau assume una struttura anomala e smette di funzionare correttamente, accumulandosi nelle sopracitate aree cerebrali senza riuscire a venire smaltita, e determinando quindi tossicità alle cellule neuronali.
I meccanismi che innescano questa degenerazione non sono tutt’ora noti.
Si tratta di una malattia sporadica e solo in rarissimi casi sono state descritte malattie con caratteristiche simili ma familiari (presenza di più individui affetti nello stesso nucleo familiare).
Le diagnosi della Degenerazione Cortico Basale
La diagnosi di CBD si basa sulle caratteristiche cliniche (sintomi riferiti dal paziente e segni osservati durante la visita neurologica) supportate da alcuni esami strumentali.
Tra questi troviamo:
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Esami ematici e puntura lombare per lo studio del liquido cefalorachidiano che circonda il sistema nervoso centrale: i risultati di questi esami risultano in genere nella norma e permettono di escludere altre malattie. Nel liquido cefalorachidiano secondo recenti studi è possibile dosare alcune proteine che potrebbero aiutare nella diagnosi differenziale con altre malattie neurodegenerative
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RM cerebrale o TC cerebrale: riduzione di volume (atrofia) prevalentemente da un lato (asimmetrica) della corteccia cerebrale dei lobi frontali, parietali e occipitali
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Scintigrafia cerebrale con DAT-SCAN: degenerazione dei neuroni dopaminergici dei nuclei della base
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PET cerebrale con fluorodesossiglucosio: riduzione del metabolismo del glucosio nelle aree fronto-parietali indicante una ridotta attività delle stesse
È importante sottolineare alcuni punti riguardanti il processo diagnostico della CBD. In primo luogo, nelle fasi iniziali della malattia sono spesso presenti solo alcuni sintomi e in forma lieve. Poiché alcuni di questi sintomi sono comuni anche ad altre malattie (per esempio la rigidità e la lentezza di un arto possono trovarsi anche nella ben più comune malattia di Parkinson), la diagnosi in questo stadio è difficile. È necessario quindi il regolare follow-up neurologico per verificare la diagnosi nel tempo. In secondo luogo, in alcuni casi anche durante il decorso della malattia, può esservi sovrapposizione delle manifestazioni cliniche con altre malattie neurodegenerative associate a disturbi del movimento, in particolare con la paralisi sopranucleare progressiva, o, per le forme in cui prevalgono i disturbi cognitivi, con altri tipi di demenze.
Per tale motivo la diagnosi posta in vita è una diagnosi di probabilità, mentre la diagnosi “definitiva” è possibile solo mediante autopsia. La terapia disponibile al momento è basata sul trattamento di alcuni sintomi (es. lentezza, perdita di memoria) e si avvale pertanto degli stessi farmaci utilizzati in altre malattie più comuni quali la malattia di Parkinson e la malattia di Alzheimer. Vi è comunque una ricerca molto attiva di nuovi marcatori che permettano di porre una diagnosi quanto più certa anche in vita, per cui è auspicabile che nei prossimi anni vi siano aggiornamenti riguardo questi aspetti.
Decorso e prognosi della Degenerazione Cortico Basale
Così come non è possibile arrestare il fisiologico invecchiamento, allo stesso modo non è possibile fermare la neurodegenerazione alla base di questa malattia. I sintomi pertanto tendono ad accentuarsi nel corso degli anni, conducendo a una progressiva necessità di assistenza continua sia per le limitazioni nel movimento che le difficoltà cognitive (demenza). Nelle fasi più avanzate, le principali problematiche che possono rappresentare un pericolo per la vita sono rappresentate soprattutto dalla disfagia (difficoltà nella deglutizione) che porta ad una alimentazione inadeguata e soprattutto al rischio di aspirazione di cibo nelle vie aeree con conseguente polmonite ab ingestis. Un altro problema sono le cadute frequenti, che possono portare a traumi anche gravi da richiedere ospedalizzazione e allettamento.
Terapia della Degenerazione Cortico Basale
Non esiste una terapia specifica che arresti l’evoluzione di questa malattia, tuttavia abbiamo a disposizione trattamenti mirati ai singoli sintomi che possono essere presenti. Questi trattamenti includono:
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per i sintomi motori quali la rigidità, lentezza e disturbo della marcia si effettua generalmente un primo tentativo con levodopa, che però a differenza di quanto accade nella malattia di Parkinson, induce spesso un miglioramento solo in alcuni casi e non sempre di entità rilevante, come invece accada nella malattia di Parkinson. Altri farmaci che a discrezione del medico possono essere provati sono i dopamino-agonisti (ad es. pramipexolo), amantadina, inibitori delle MAO (ad es. selegilina), baclofen. Purtroppo, nessuno di questi ha un’efficacia dimostrata nella CBD, ma nel singolo caso possono esserci alcuni miglioramenti. Quando la rigidità è molto marcata e si associa anche a dolore, iniezioni locali di tossina botulinica possono rivelarsi utili. Questo trattamento rilassa il muscolo è può alleviare il dolore e facilitare la mobilizzazione di alcuni segmenti corporei migliorandone la mobilità o, nei casi più gravi, rendendo più agevole l’igiene delle zone colpite. Esistono farmaci specifici anche per il sintomo mioclono;
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per i disturbi cognitivi, similmente, non vi sono evidenze che i farmaci attualmente disponibili siano efficaci, ma nel singolo caso, a discrezione del medico, possono essere effettuati tentativi con inibitori dell’acetilcolinesterasi o memantina (i farmaci approvati per la malattia di Alzheimer);
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norme comportamentali per compensare la difficoltà nella deglutizione appena presente e una precoce consapevolezza di questo disturbo sono molto importanti. Nelle fasi più avanzate, quando le norme comportamentali non sono più sufficienti, l’alimentazione tramite sondino naso-gastrico e gastrostomia endoscopica percutanea (PEG) possono essere valutate;
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la fisioterapia è importante fin dalle fasi iniziali per migliorare forza, equilibrio, postura, coordinazione, mobilità e ridurre il rischio di cadute. Similmente la logopedia può fornire strategie per superare le difficoltà nel linguaggio;
Attualmente nel mondo sono in corso alcune sperimentazioni cliniche per la ricerca di terapie specifiche che possano arrestare questa malattia (disease-modifying). Per sperimentazioni cliniche si intendono studi sotto stretto controllo medico in cui deve essere verificato che la terapia sia sicura ed efficace, prima di essere commercializzata. Al momento non è stata dimostrata l’efficacia di nessuna terapia disease-modifying per la CBD e pertanto il trattamento resta indirizzato ai singoli sintomi presentati dal paziente, tuttavia speriamo in un prossimo futuro di avere novità anche riguardo questi aspetti.